14 dicembre. MEDELLIN.

Bogotà e Medellin ci hanno ospitati in questi primi giorni colombiani, quasi soffocati nella loro vastità, milioni di persone, migliaia di auto, noi a vagarci a piedi, in bus, in taxi, in metropolitana, quando hai capito come ti puoi muovere in realtà eterogenee è già il momento di andare oltre e ricominciare ad imparare.

È arrivato Savino a tenermi d’occhio per evitare che combini qualche altro guaio, con lui abbiamo dedicato due giornate alla capitale Bogotà, una dozzina di milioni di abitanti, circa 2600 metri di altitudine, calda di giorno, freddina di notte, un centro storico denso di musei, ai due più importanti dei quali abbiamo dedicato buona parte della nostra domenica bogotana.

Se il Museo dell’oro, che raccoglie reperti storici legati alla storia del prezioso metallo di cui le popolazioni indigene furono prima custodi e poi depredate, ha catturato la nostra attenzione, è stato il Museo Botero a riscuotere il maggior successo.

Fernando Botero, artista colombiano, ha raggiunto la fama a livello planetario con quadri e sculture la cui caratteristica è la rappresentazione di personaggi dalle forme abbondanti. L’attaccamento di Botero al suo Paese e al suo popolo lo ha indotto a donare al museo che porta il suo nome parte delle sue opere nonchè opere di altri artisti, quali Picasso, Dalì, Klimt.

A maggior merito dell’artista l’accesso alla 

struttura è totalmente gratuito e non vi sono limitazioni alle riprese fotografiche: cose dell’altro mondo!

A Bogotà i primi contatti con la cucina colombiana, caratterizzata da piatti unici, composti di ingredienti semplici, riso, fagioli, insalata, carni, senza elaborazioni particolari volte ad appagare l’occhio più del gusto.

Non è difficile adattarcisi, se non per le quantità, al di sopra delle abitudini italiane (forse sarebbe più corretto dire del nord dell’Italia), e per gli orari dei ristoranti.

È diffusa la loro collocazione all’interno dei troppi centri commerciali, con relativi orari di chiusura. Di conseguenza alle nove e mezza di sera, affamati e stanchi per la lunga giornata di trasferimento da Bogotà a Medellin, ci ritroviamo ad essere respinti con fermezza all’entrata dei ristoranti dove proviamo ad entrare speranzosi. Naturalmente la regola dell’orario non vale per i McDonald’s che occhieggiano tentatori, un locale argentino ci salva dall’andare a letto senza cena, cionostante la sera successiva rifacciamo lo stesso errore, stavolta è un Hard Rock cafè a saziarci.

Di errore in errore, rimandiamo fino all’ultimo l’acquisto del biglietto aereo da Medellin a Cartagena, quando ci muoviamo è ormai tardi, tocca ripiegare su un autobus, seicentocinquanta chilometri.

Quindi, è pomeriggio, tra poco ci avvieremo alla stazione: la notte in viaggio ci attende, la consolazione è che, ad attenderci, domattina, ci saranno anche le spiagge dei Caraibi.

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