14 Dicembre. Chiese al posto dei templi.

Il sole è ormai tramontato, l’ultimo chiarore prima che cali la sera sull’altopiano che va da S.Miguel de Allende a Città del Messico fa da sfondo all’autobus che corre verso la capitale.

image

Dopo aver lasciato di mattina presto Guanajuato e le sue luci, ancora immersa nella quiete domenicale, la giornata è trascorsa nella città che porta il nome di Miguel Allende, che è stato definito “il primo turbatore della quiete” del Messico colonizzato dagli spagnoli.
Erano passati quasi due secoli da quando le truppe guidate da Hernan Cortès diedero inizio alla Conquista e alla distruzione delle civiltà che esistevano nell’intera America Latina, uccidendo e depredando in nome della Corona di Spagna e della superiore civiltà cattolica.
Nel nome di essa vennero erette basiliche al posto di templi maya o Aztechi,  recuperando le pietre con cui erano stati costruiti e cancellando il più possibile le tracce del passato.

image

Per questa ragione, in questi primi giorni di Messico non visto che chiese, con la sola eccezione di Teotihuacan,  capitale dell’impero azteco,  sito che conserva resti significativi, in particolare due piramidi dedicate al Sole e alla Luna.
Anche Guanajuato e S. Miguel de Allende sono disseminate di chiese, i santi cattolici sono ben rappresentati, Francesco, Domenico, Rocco, Giovanni, le Madonne altrettanto, dalla Vergine di Guadalupe all’Immacolata Concezione e c’è pure una Belen.   
Stamattina alle dieci,  quando sono arrivato, la città era semi deserta, poi col passare delle ore il centro ha preso un’altra dimensione, famiglie con bambini,  giovani, turisti – abbastanza scarsi, comunque -, anziani seduti sulle panchine del giardino centrale di fronte alla basilica dove le messe si succedono senza interruzione,  il mercato coperto affollato di commensali ai tavoli dove per quattro euro scarsi ti mangi un piatto di carne di maiale con riso e fagioli e ti bevi una birra prima di lasciare la bellezza di dieci pesos, sessanta centesimi di euro,  per un enorme bicchiere di frutta fresca tagliata a dadini.

image

I prezzi per vivere,  in queste città, sono bassi per noi, ma per la gente del posto la vita non è semplice.
Il cambiamento degli stili di vita incide sul lavoro, una anziana signora dall’aspetto dignitoso e dallo spagnolo più comprensibile che abbia ascoltato in Messico,  con la quale scambio due chiacchiere su una panchina del centro, mi confessa con  amarezza le sue difficoltà quotidiane.
Le lavanderie hanno reso superato il lavoro di lavandaia che lei svolgeva, lo stato sociale pare non essere così efficiente da passare una pensione a tutti i cittadini anziani o indigenti, la crisi riduce le risorse anche a quei turisti statunitensi che le davano lavoro in casa quando trascorrevano mesi al caldo del Messico; gli occhi le si inumidiscono nel raccontare come fatichi a mangiare, si illumina quando le allungo un biglietto da cento pesos, mi stringe la mano, mi augura tante belle cose e mi invita a tornare a San Miguel de Allende.
Il bus non ha collegamento internet,  la solita pianificazione delle tappe successive approfittando delle ore di trasferimento stavolta non è possibile, torno all’ostello di Città del Messico già conosciuto,  ci trovo Alice, da Verucchio, Rimini, da domani viaggeremo insieme, poi arriverà Giuseppe,  da Castellana Grotte, Bari, forse Luigi, da Signa, Firenze: insomma,  la breve solitudine è già finita.

Lascia un commento